Storie di 4 grandi cocktail classici

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Da almeno un paio di stagioni, una nuova tendenza nel mondo della Mixology è l’utilizzo degli amari nelle ricette di cocktail classici e aperitivi, tendenza che ha avuto dapprima origine negli Stati Uniti, per poi approdare anche in Italia. 

Anche l’Amaro Artista è stato protagonista di sperimentazioni e nuovi abbinamenti in quelle che noi chiamiamo le nostre “ricette d’artista”, rivisitazioni di ormai celebri cocktail e aperitivi che, grazie all’Artista, riscoprono un gusto e un aroma tutto nuovo.

Quattro sono i principali grandi cocktail classici del mondo beverage che l’Artista ha incontrato nei suoi abbinamenti: lo Spritz (Artista Spritz), l’Americano (Un Americano a Livorno), il Negroni (Negroni dell’Artista) e infine il Moscow Mule (Livorno Mule). 

Conosciamo meglio questi 4 grandi classici e la loro storia:

Spritz

È il cocktail leggero per eccellenza, un’icona dell’aperitivo italiano. Fresco, colorato e non troppo alcolico, lo Spritz ha origini d’oltralpe: nasce infatti all’inizio dell’800 durante la dominazione asburgica in Veneto e Lombardia, con i soldati dell’Impero austriaco che erano soliti allungare, con seltz o acqua frizzante, i vini veneti ad elevata gradazione alcolica. L’origine del nome, infatti, deriva dal verbo tedesco “spritzen”(spruzzare), cioè compiere il gesto di allungare il vino con l’acqua frizzante.

Americano

Noto per essere il “padre” del Negroni, è indiscutibilmente un altro classico intramontabile degli aperitivi italiani. Tradizione vuole che sia stato creato a Milano da Gaspare Campari intorno al 1860, come variazione del cocktail “Milano Torino” (che prende il nome dai suoi principali ingredienti, il bitter milanese e il vermouth torinese). L’Americano assunse il nome attuale solo negli anni ’30, per celebrare il successo di Primo Carnera, il primo pugile italiano con una vittoria oltreoceano, che venne soprannominato, appunto, l’Americano.

Negroni

Con più di cento anni sulle spalle, il Negroni è uno dei cocktail italiani più amati e bevuti al mondo. Nato a Firenze nel 1919, è stato ideato dal conte Camillo Negroni, a cui deve il nome. Il nobile cosmopolita di origine fiorentina aveva assaggiato l’Americano a New York e nella sua permanenza a Londra e decise di realizzarne una versione “rinforzata”, con il gin al posto della soda. La storia narra di un episodio in cui il nobile fiorentino chiese al proprio barman un cocktail “all’americana”, ma chiedendo di sostituire il seltz con il gin ed aggiungere una fetta di arancia al suo bicchiere, per renderlo diverso da tutti gli altri.

Moscow Mule

La ricetta originale del Moscow Mule, al contrario di quanto potrebbe far pensare il suo nome, non ha niente a che fare con Mosca né con la Russia. Questo cocktail fu inventato nel 1941 a Los Angeles, in un bar della California, dove i due proprietari ebbero l’idea di mixare la vodka con la Ginger Beer (soft drink a base di zenzero), idea nata dalla difficoltà di far entrare proprio quei due prodotti nel mercato americano. Il cocktail deve quindi il suo nome alla presenza di Vodka al suo interno e non ad un particolare legame con la Madre Russia.

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